2 marzo 1514: Una edizione rinnovata per gli orbi di Muzzana
Appassionato com’è della storia del suo paese, Muzzana del Turgnano, Renzo Casasola non si è accontentato di proporre già nel 2014 la storia tragica degli “orbi”, le vittime della crudele guerra rinascimentale che si combattè in Friuli nel XVI secolo, ma ha continuato la ricerca si da arricchire lo scritto originale di tanti elementi nuovi da rendersi necessaria una nuova edizione con il concorso determinante ed entusiasta del Comune. Il 3 settembre nella sala parrocchiale si è tenuta la presentazione ufficiale del volume alla presenza del sindaco Erica Zoratti, del vice Massimiliano Paravano e di alcuni consiglieri comunali. Con l’ausilio del gruppo di lettrici volontarie e del duo musicale della scuola locale Linda Siben ha condotto la serata intervistando l’autore ed il presidente de “la bassa”. Il volume nuovo che si intitola “2 marzo 1514 cronaca di una rappresaglia” ripercorre con dovizia di particolari le vicende dei muzzanesi che furono privati della vista per vendetta da Cristof Frankopan dopo la proditoria presa di Marano ai veneziani. Il racconto è scorrevole ed appassionante se non fosse per la tragicità della vicenda confermando il buon talento di ricercatore e narratore storico di Renzo Casasola. Il valore della rilettura di Casasola è stato sottolineato dall’assessore alla cultura del Comune Giulia Franceschinis che ha promosso l’evento nell’ambito delle manifestazioni estive.
il Presidente Roberto Tirelli
1514, Adì 2 marzo:
Muzzana cronaca di una rappresaglia
La rappresaglia imperiale di Muzzana
La nuova pubblicazione, rivista nella veste grafica ed aggiornata nei contenuti, riprende quanto già edito nel 2015 in “Gli orbi de Mozana” in cui si narra la triste vicenda della rappresaglia imperiale che infierì sulla villa “marchesca” di Muzzana in quel mese di marzo del 1514 che vide contrapporsi Venezia alla Casa d’Austria per il possesso della Patria del Friuli. Un intero paese in fiamme sconvolto da un fatto di sangue che non ha precedenti nella storia del Rinascimento italiano. Anziani accecati da ambedue gli occhi, giovani orbati dall’occhio destro e menomati dall’amputazione delle tre dita della mano destra. Ragazzini sfigurati nel volto “cum adusto ferro”, i più piccoli sottratti alle madri e resi schiavi “oltremontano”. Le donne violentate ed allontanate dalla villa. Un paese senza più uomini validi per lavorare la terra e sopravvivere in un periodo storico che non ammetteva debolezze.
Muzzana, 3.09.2021 - Renzo Casasola
Palazzolo della Stella,
Sabato 31 luglio, alle ore 18,
presso l'area festeggiamenti di Palazzolo è stato presentato il libro SuperPalazzolo di Giuliano Bini ed edito dall'associazione culturale La Bassa di Latisana.
Il moderatore Marziano Scarpolini ha accompagnato gli interventi del sindaco Franco D'Altilia, del consigliere regionale Mauro Bordin, del presidente de La Bassa Roberto Tirelli, del presentatore Fabio Prenc e dell'autore Giuliano Bini.
Dai normali saluti istituzionali, si è passati all'accorata richiesta di Tirelli di aiutare anche economicamente le piccole associazioni culturali che - come ha poi precisato Prenc - sono quelle che permettono di lasciare alla storia il ricordo dei nostri paesi.
Prenc poi, da anni conoscitore e amico del nostro territorio, ha fatto una veloce presentazione del libro, evidenziando il palese amore dell'autore per il suo paese ricordando la storia culturale dello stesso. Bini ammette che l'idea di questo libro - seppur pubblicato solo quest'anno - è nato parecchi anni fa: quando, durante la sua giovinezza, assieme ai suoi amici, voleva far capire ai titubanti compaesani la bellezza e l'importanza di Palazzolo. Questa volta l'ha messo decisamente per iscritto, con la speranza di essere capito dalle nuove generazioni.
Cronaca di Luciana Bini
Presentazione del presidente Roberto Tirelli de l'associazione "la bassa"
Da tempo sospettavo che Palazzolo per Giuliano Bini sia (stato?) il biblico paradiso terrestre. Ora ne sono certo perchè pare che Adamo abbia soggiornato lungo le amene rive dello Stella. Prima o dopo il peccato originale? Son certo, però, che non è stata una questione di mele: il serpente ha sedotto l'uomo (e la donna) con la politica: sarete come Dio, cioè onnipotenti.
E da allora Palazzolo è stata continuamente "indotta in tentazione" anche se non si recita più così il paternoster. Quel che certamente è avvenuto (ed avviene) talora quelli di Palazzolo ci riescono anche a diventare onnipotenti, uno per tutti Adriano Biasutti, ma, purtroppo, manca loro qualche altro aspetto del buon Dio, l'essere eterni.
Per dare loro eternità Giuliano ha scritto questo libro che riassume le glorie del suo paradiso, oggetto di struggente nostalgia e così trasfigurato in schiere di beati che neppure Dante ha saputo fare tanto, mettendo molti dei fiorentini all'inferno. L'ispirazione gli è venuta quasi certamente dal grande affresco che campeggia all'ingresso dell'abbazia di Sesto al Reghena la cui storia antica si lega a doppio filo con quella di Palazzolo, sede di un prospero mulino.
A metà strada fra storia e fantasia Giuliano immagina che il suo paese non sia stato quel che oggi appare ai comuni mortali, la sosta semaforica sulla strada per le spiagge di Lignano, ma una specie di ombelico del mondo dove si ritrovano personaggi come il medico Galeno o il Santo di Padova, qualche Papa, i grandi della storia. Tutti a Palazzolo, mettendo in ombra non solo gli altri centri notevoli del Friuli, a cominciare da Latisana, ma quasi quasi l'intero orbe terraqueo.
E' un libro, quindi, che presenta un excursus temporale lungo quanto l'umanità, un concentrato virtuoso che non ha davvero pari perché s'accredita attraverso pagine dense di racconto, con sottile ironia, che rende la penna di Giuliano una autentica eccellenza di stile. In realtà nel paradiso di Palazzolo è l'unico ad avere una virtù divina in più degli altri: l'essere creativo.
Fra una bambina di Piancada e una danzatrice di "scrazzola marazzola", tra i tanti personaggi che vengono rievocati c'è sempre al lavoro il serpente tentatore della politica che si insinua fra le pagine come una costante identitaria dell'umanità paesana, con lo scorrere dei nomi e dei ricordi, tutti importanti anche se (illustri ovviamente) sconosciuti. Sfilano nel racconto più generazioni di fortunati abitanti di quest'oasi talentuosa scelta anche per nascervi più che sotto una buona stella sulle rive delle magiche acque dello Stella, come ad esempio Gae Aulenti.
La corposa rievocazione storica di Giuliano è intrisa di nostalgia ed è proprio vero che i paradisi perduti sembrino migliori e inducano a realizzare una lirica in prosa che è assonante al canto dei poeti, anzichè alla realtà fredda della lontananza.
Giuliano ha qui intrapreso un grande lavoro in tempo e in memoria e Palazzolo dovrebbe essergliene grata poichè le ha offerto un gran patrimonio il cui valore è immenso. Saperlo apprezzare e coltivare è il miglior modo perchè questo paese sia non solo, come lui vorrebbe, la capitale culturale della Bassa, ma anche la capitale di quanti si sentono orgogliosi del proprio passato e lo mantengono come un tesoro prezioso.
Se poi Adamo era sulle rive di un altro fiume poco importa.
il Presidente Roberto Tirelli
Presentazione libro "le Cernide"
La cernida rappresenta un'importante esperienza di milizia territoriale di rapida mobilitazione. Fin dal tardo Duecento, i comuni, gradualmente, cessarono di mobilitare l'intero esercito comunale, limitandosi a mobilitare contingenti più piccoli e selezionati reclutati tra i cittadini, da cui il termine "cernita".
A partire dalla fine del Quattrocento, nei territori veneziani le cernide erano una milizia territoriale della Repubblica di Venezia, costituita da contadini che annualmente svolgevano degli addestramenti mili- tari.
Questo volume racconta l'esperienza delle cernide nel Feudo di Belgrado e nella Bassa Friulana. L'iniziativa rientra nel progetto Venezia e il Patriarcato promosso dall'Associazione Ponti d'Europa con il sostegno della Regione FVG, in occasione del 600 o del passaggio della Patria del Friuli dal Principato Patriarcale di Aquileia alla Serenissima avvenuto nel 1420.
Venerdì 2 luglio, alle ore 18.00, presso l' ex stazione ippica di Latisana, la nostra associazione, in appoggio e collaborazione con l'associazione udinese Vicino/Lontano, ha organizzato la presentazione della nuova edizione del libro di Carlo Ginzburg "I benandanti", edito da Adelphi (2020). La prima edizione vide la pubblicazione nel 1966 e da allora il testo è stato tradotto in ben 11 lingue. L'autore, in dialogo con gli storici Gian Paolo Gri e Mauro Fasan, ha ripercorso simpaticamente le tappe della sua gioventù, che lo hanno spinto ad interessarsi di un argomento sconosciuto - o poco studiato - fino alla meta' degli anni '60 del secolo scorso, quello dei benandanti, i nati con la "camicia", ossia avvolti nel cencio amniotico e dotati di poteri magici. Sfondo storico considerato è la terra friulana, tra la fine del '500 e la prima metà del '600. Latisana è per l'autore un luogo particolare, che diede i natali a Menichino, il primo benandante che Ginzburg, casualmente, incontrò nelle sue ricerche e a Maria Panzona, anch'ella emersa dalle polverose carte d'archivio. Le ricerche dell'autore si concentrarono principalmente nei fondi conservati presso l'archivio di stato di Venezia e in quello arcivescovile di Udine, dove lo stesso, intento nella lettura, perse addirittura la cognizione del tempo. Ginzburg racconta ai presenti, con grande maestria di linguaggio e straordinaria capacità comunicativa, un tempo dimenticato e cancellato, intriso di credenze contadine miste a superstizioni, in una strana miscellanea di credenze e culti religiosi. Insomma un mondo che doveva essere ricondotto all'ortodossia dai tribunali inquisitoriali, che così produssero il materiale utilizzato dal giovane Ginzburg per portare alla luce il mito dei benandanti.