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copertina I boschi della Bassa Friulana

I boschi della Bassa Friulana


a cura di Giuliano Bini

e con la collaborazione di
Luisa Bianco
Giuliano Bini
Benvenuto Castellarin
Adelmo Della Bianca
Enrico Fantin
Vittorino Gallo
Fabio Prenc
Francesco Sguazzin
Roberto Tirelli

Presentazione

Sono particolarmente lieto di vedere comparire, per un notevole impegno di ricerca degli associati a “la bassa”, un volume che è del tutto nuovo ed originale. Si tratta di un ritratto naturale di una parte del nostro Friuli attraverso lo studio dei residui di quella che fu l'antica “silva lupanica”.

Scopriamo così che, nonostante il bimillenario sforzo umano di disboscare, dissodare, bonificare e coltivare ci sono ancora delle oasi verdi sia pur piccolissime, ricche di vita.

Concedendo un contributo per la realizzazione di una tale accurata indagine la Provincia di Udine - Assessorato all'Ambiente ha compiuto un utile investimento a favore della conoscenza di un patrimonio da salvare e tutelare.

È un'opera che si legge con grande interesse in particolare in tutto ciò che costituisce inedito approfondimento di aspetti che solitamente trascuriamo e bene vengono evidenziati dal saggio del prof. Sguazzin sulle “foreste di latifoglie” ed il loro habitat.

Uguale compiacimento e sorpresa suscitano le pagine in cui Benvenuto Castellarin ci restituisce i toponimi silvani e Fabio Prenc il fascino degli antichi viaggiatori della classicità per il “grande oceano verde” dell'alto Adriatico.

Con non poco interesse si leggono le note di Fantin sui boschi litoranei della foce del Tagliamento, di Tirelli sui residui dei boschi storici dell'Aquileiese e della Bassa orientale nonché della fascia lungo la Stradalta, di Bini per quanto riguarda Palazzolo e Piancada, di Della Bianca per Muzzana. Gli autori che “la bassa” allinea in questo libro ci riservano anche delle vere e proprie curiosità: il rapporto fra gli uomini ed i boschi, i mestieri del bosco di pianura, le particolarità floro-faunistiche, il tutto corredato da un impianto cartografico ed illustrativo di grande rilievo.

Dulcis in fundo lascio l'evocazione dello splendido tartufo che i boschi di Muzzana offrono ogni anno ai buongustai. E per questo saggio trovare motivazioni per la lettura e l'apprezzamento del valore della pubblicazione è dir poco.

Grazie, quindi, agli autori per il loro impegno e grazie a “la bassa” che ha saputo ancora una volta onorare il suo conosciuto trentennale interesse per tutto ciò che nel territorio ha valore di testimonianza della vita e dell'ambiente naturale, ambiente squisitamente umano. E ciò per dire che, in Provincia di Udine, non ci dobbiamo occupare solo in termini negativi, i rifiuti, ma la prospettiva deve essere positiva, i beni ambientali, beni di tutti.

L'Assessore provinciale all'ambiente
Dott. Enio De Corte

Premessa

Le drammatiche notizie sugli incendi boschivi che in ogni estate ci raggiungono, mettono in evidenza la grave situazione italiana dove decine di migliaia di ettari di boschi e di macchia mediterranea vengono mandati in fumo da criminali incendiari.

A causa di questi incendi interi abitati e luoghi turistici sono stati evacuati e migliaia di persone sono rimaste coinvolte con morti, ustionati, intossicati per non parlare della fauna sterminata.

Questi gravi fatti ci danno l'occasione di ricordare come la Repubblica Veneta della Serenissima tenesse in considerazione l'ambiente già secoli or sono.

Pur avendo sfruttato enormemente i boschi per ricavarne la materia prima soprattutto per la flotta, e diventare così la più potente repubblica marinara, con grande anticipo coi tempi e rispetto ad altri stati aveva intuito che era fondamentale per garantire il futuro preservare i boschi, l'acqua e l'aria.

Numerose furono le leggi emanate in materia dopo la “provisio circa nemora” del 4 gennaio 1476. Ad esempio, gli incendi provocati con l'intento di aprire nuove superfici per l'agricoltura, o per altri insediamenti produttivi erano assolutamente proibiti con bandi da parte della massima autorità marciana, dove il Doge faceva sapere che oltre a comminare pene pecuniarie si passava sotto la giurisdizione criminale.

Quindi, in Venezia, si ingenera una diversa concezione del bosco, non più riserva da consumare, ma preziosa risorsa da conservare e difendere, al di là dell'uso immediato, assicurandone il rinnovamento.

Premesso ciò, la nostra associazione ha inteso ricercare e soprattutto considerare il legame tra passato e presente per preparare il futuro.

Il rapporto tra uomo e bosco non è sempre uniforme ma complesso e mutevole in relazione alle specifiche condizioni locali, sia politiche che sociali delle varie zone poste in esame. Comunque, in ogni tempo, sono emerse le preoccupazioni per attuare interventi atti a difendersi dalle calamità naturali, ivi compresa la consistenza dell'impiego delle risorse economiche per un loro oculato investimento.

I boschi della Bassa friulana, è un lavoro approfondito dove gli Autori, attraverso certosine ricerche, hanno messo sotto la lente d'ingrandimento il territorio ed offrire così ai lettori una nuova pagina di storia.

Anzi mi auguro che questo volume possa essere utilizzato ampiamente nelle scuole come ausilio e sostegno al lavoro degli insegnanti.

L'apprendere la situazione boschiva della Bassa friulana potrà agevolare il compito di far conoscere agli studenti le modificazioni avvenute nel corso dei secoli sul nostro distretto dove con le opere assidue e costanti degli uomini, in ogni epoca, hanno cercato di difendere o di modificare il territorio.

Un ringraziamento, infine, a tutti gli Autori per i loro contributi e un appello, alle Autorità preposte, affinché si prestino ad una maggiore e più oculata manutenzione alle antiche e pochissime superfici residue a impianto boschivo.

Latisana, 21 settembre 2008.

Enrico Fantin
Presidente Associazione Culturale
la bassa

Introduzione

I boschi rappresentano un'importantissima riserva di biodiversità, soprattutto in pianura, dove maggiore è stata la devastazione dell'ambiente naturale ad opera dell'uomo.

Come è ormai noto ai più, il bosco svolge importantissime funzioni ecologiche. Basti pensare alla protezione del suolo nei confronti delle precipitazioni e del vento. Le chiome degli alberi intercettano le gocce di pioggia, smorzandone la velocità e impedendo quindi che il suolo venga compattato e dilavato dei suoi nutrienti. L'acqua piovana, inoltre, viene trattenuta dall'intricato sistema radicale degli alberi assicurando così un costante rifornimento alla falda.

Boschi e siepi assurgono a barriere frangivento, importanti per la difesa dei suoli dall'erosione eolica e utili in agricoltura e zootecnia, in quanto le colture protette subiscono un minor impatto da parte del vento che si traduce in minor perdita d'acqua e minori danni meccanici a tutto beneficio della produttività; mentre gli animali sono meno esposti al freddo, con minori consumi metabolici. Siepi e boschi quindi, sono utili all'agroecosistema a dispetto di coloro che enfatizzano l'uso dei mezzi meccanici, per i quali la vegetazione naturale costituisce solo un impaccio.

Inoltre l'evapotraspirazione fogliare degli alberi determina una maggior umidità atmosferica, anche a distanza, che a sua volta, data l'elevata capacità termica dell'acqua, ha un effetto livellante nei confronti della temperatura dell'aria.

Non va poi dimenticato il ruolo del bosco nell'assorbimento della CO2 e conseguente liberazione di ossigeno durante la fotosintesi, una funzione importante, soprattutto alla luce del sempre più acceso dibattito internazionale sui gas serra (di cui la CO2 è uno dei principali) e nel contesto sociale in cui ci troviamo dove gran parte delle attività umane si basano sulla combustione di combustibili fossili, con grande consumo di ossigeno e produzione di gas di scarico spesso nocivi.

I boschi sono stati da sempre sfruttati dall'uomo per le proprie necessità: come territorio di caccia, per la produzione di legname e per far posto all'agricoltura, grazie ai suoli ricchi e fertili che spesso li caratterizzano.

Nella bassa pianura friulana per molti secoli l'uomo ha utilizzato il bosco in modo sostenibile, probabilmente più per mancanza di tecnologia che per rispetto dell'ambiente. Anche quando la gestione del bosco a fini conservativi era mossa solo da ragioni utilitaristiche, come nel caso della Serenissima Repubblica di Venezia, il cui interesse principale era la costruzione del suo arsenale navale e non certo una oculata politica di uso sostenibile delle risorse naturali, comunque questo straordinario ecosistema si è potuto mantenere sostanzialmente integro. Non così a partire dal XVIII secolo e soprattutto nel corso del XIX e XX secolo, quando i massicci disboscamenti e gli interventi fondiari di vario tipo, hanno comportato la scomparsa di buona parte dei boschi della Bassa. Dell'antica Silva Lupanica che in epoca romana si estendeva dal Livenza all'Isonzo, non rimasero che pochi ettari, sopravvissuti miracolosamente alla distruzione.

Oggi i boschi della Bassa Friulana sono protetti dalla normativa: il bosco Coda Manin e il bosco Baredi, sono “aree di reperimento” ai sensi della legge 42 del 1996, cioè aree caratterizzate da elevata naturalità, per le quali la tutela è garantita da specifiche prescrizioni. Inoltre i boschi di Muzzana, il bosco Sacile, il bosco Boscat e il bosco Torrate, sono entrati a far parte della rete Natura 2000, come Siti di Interesse Comunitario ai sensi della direttiva 92/43/CEE.

Nel territorio della Bassa Pianura, ormai ridotta ad un vero e proprio deserto di mais, la salvaguardia e la valorizzazione dei boschi riveste un'importanza del tutto particolare.

In questo contesto il volume “I boschi della Bassa Friulana” rappresenta un importante strumento per conoscere ed apprezzare i diversi aspetti legati al bosco di pianura, ovvero il querco-carpineto, fitocenosi forestale caratterizzata sostanzialmente dalla farnia, carpino bianco e frassino ossifillo; un compendio multidisciplinare con molti contributi originali frutto di ricerche compiute ad hoc, dove vengono approfonditi i molteplici aspetti del territorio della Bassa e dei suoi boschi a delineare una realtà complessa ed affascinante, fra passato e presente che ben fa comprendere che il bosco non è solo un insieme di alberi e che ad esso l'uomo è profondamente legato da intime relazioni storico-culturali. Innanzi tutto il querco-carpineto planiziale è un habitat di straordinaria valenza naturalistica, come ben documentato da Francesco Sguazzin che ne elenca le numerose fanerofite presenti, fra le quali le rare Gagea spathacea (recentemente scoperta per la prima volta in Friuli Venezia Giulia dall'autore e da un suo collaboratore), Viola elatior, Orchis purpurea, Cephalanthera damasonium, Pseudostellaria europaea, per citarne alcune. Viene inoltre illustrata la componente briofitica, tutt'altro che banale, come dimostra la presenza, fra le altre, di Leucobryum juniperoideum e Homalia trichomanoides, specie inserite nella Lista Rossa delle Briofite d'Italia. Anche la componente faunistica, come spiega Luisa Bianco, non è priva di pregio con numerose specie di uccelli, rettili e mammiferi. Da rimarcare, inoltre, la straordinaria presenza del “toporagno della Selva di Arvonchi”, endemismo padano, descritto per la prima volta da Luca Lapini nel 1998, nuovo per la scienza. Al bosco è profondamente legata la storia dell'uomo: nei capitoli scritti da Enrico Fantin e Roberto Tirelli si può leggere il paesaggio antico della Bassa Friulana, fra vicende umane, lavoro, costumi, politica ed economia legati al bosco planiziale. L'arte di tagliare il bosco è una parte importante della tradizione Friulana, come ci mostra Adelmo Della Bianca: nulla veniva lasciato al caso dai sapienti boscaioli, spesso supportati nel loro lavoro dagli altri membri della comunità, fra cui le donne in prima linea. Una ricca documentazione storica, che del resto contraddistingue l'intero volume, supporta le trattazioni di Benvenuto Castellarin a proposito della toponomastica del territorio in relazione al bosco e di Giuliano Bini sulla storia dei boschi di Palazzolo e Piancada. Fabio Prenc fornisce un interessante e coinvolgente sintesi sulla storia dei boschi della Bassa, con particolare riferimento al periodo romano, accompagnando il lettore fra ipotesi e supposizioni, nella ricerca delle verità storiche sostenute da documenti e risultati di indagini di laboratorio. A rimarcare l'importanza economica del bosco, il capitolo di Vittorino Gallo sui tartufi dei boschi di Muzzana, nel quale si possono trovare molte notizie su questo pregiato fungo e sui metodi usati per la sua raccolta.

Dunque numerosi contributi per approfondire sostanzialmente un argomento: il paesaggio della bassa Friulana ieri ed oggi, un paesaggio che, come è facile comprendere, è causa ed effetto della cultura di un popolo e ne rappresenta la sua carta d'identità. Questo può indurci a riflettere più in generale, sul valore dell'ambiente naturale a livello planetario, oggi più che mai soggetto a pesanti pressioni antropiche. Il grave depauperamento delle foreste che avviene quotidianamente in Sud America ed Africa costituisce un esempio noto ma non per questo banale: ogni giorno scompaiono dalla faccia della Terra numerosissime specie, molte delle quali nemmeno conosciute dalla scienza.

Leggendo il capitolo sui tartufi dei boschi di Muzzana si comprende facilmente come la sopravvivenza di questi funghi sia profondamente legata agli alberi e che oggi se ne potrebbero raccogliere molti di più se il bosco avesse conservato una superficie maggiore. Così è facile ipotizzare che molte delle specie che ogni giorno vengono estinte nelle foreste tropicali sarebbero potute essere utili all'uomo, forse addirittura come cura delle più gravi malattie che oggi lo affliggono e che la devastazione della biodiversità oltre ad essere scellerata per definizione, determina una perdita ineluttabile di risorse e ricchezza che alla fine si ritorcerà pesantemente contro l'umanità.

Da questo punto di vista comprendere la nostra pianura, i nostri boschi, noi stessi e la nostra storia è un passo importante per conoscere realtà più lontane, in un ottica globale, dove le peculiarità e le diverse componenti naturalistiche e culturali del pianeta costituiscono una ricchezza, come gli stessi elementi di un ecosistema. Da questo punto di vista “I boschi della Bassa Friulana” è un opera che reca cultura, perchè può renderci consapevoli del nostro territorio e della nostra identità e dunque del contesto più ampio in cui essi sussistono.

Conservatore Sezione botanica
Museo Friulano di Storia Naturale di Udine
Massimo Buccheri

Immagini tratte dal libro next