
La prima guerra mondiale nel 90° della fine
Un itinerario della memoria fra il Carso e il Tagliamento, fra le Diocesi di Udine e Concordia-Pordenone 1918-2008
a cura di Enrico Fantin
e con la collaborazione di
Giuliano Bini
Benvenuto Castellarin
Enrico Fantin
Anita Salvador
Gianni Strasiotto
Giacomo Tasca
Roberto Tirelli
Collegamento ad alcune significative immagini tratte dalla monografia
INTRODUZIONE
Non si vorrebbe mai trattare di guerra perché nel mondo sono in atto molte guerre di cui si parla e moltissime altre vengono tenute in ibernazione dai mass media, lasciando questi tragici eventi consumarsi nel silenzio più assoluto fra le ecatombe di vittime. Ma tante volte parlare di guerra può essere propedeutico e utile poiché con ciò si vuole evocare la pace fra i popoli.
Dunque ci viene data ancora una volta l'opportunità di scrivere della Grande Guerra nella ricorrenza del novantesimo della fine.
Lo facciamo con dovuto rispetto e amore verso la Patria e in particolar modo verso quei tanti eroi morti, di ambo le parti, che quel tragico confl itto volle immolare, in numeri da rattristare le coscienze, tanto da essere considerato “un'orrenda inutile strage”. Oggi però non è come si faceva un tempo che la ricorrenza veniva festeggiata come la “Vittoria”, la grande vittoria; oggi non si può festeggiare una guerra, ma la si vuole ricordare con profondo dolore e amarezza.
Per non parlare poi dei trattati di pace che ne seguirono: trattati dettati e imposti dai vincitori ai vinti. Infatti quei trattati di pace rappresentarono solamente delle imposizioni che costituirono poi una delle prime cause del nascere delle dittature nell'Europa occidentale e dello scoppio ancor più terribile della Seconda guerra mondiale.
La storia è maestra di vita, ma non sempre l'uomo è capace di captare gli insegnamenti. Gli stessi errori si ripetono costantemente a distanza di millenni, di secoli, di anni e ancor oggi, purtroppo, persistono avvenimenti bellici e di guerriglia che sconvolgono diverse nazioni per interessi subdoli e inconfessabili.
Parecchie volte il groviglio della miseria intreccia conflitti, violazione dei diritti umani, fame, malattie, genocidi e catastrofi . Pertanto ci si trova di fronte a emergenze complicate in zone dove confl itti protratti, a volte apparentemente di minima intensità, ma non meno cruenti e drammatici per le popolazioni, si collimano con la vulnerabilità sociale provocata da disastri ambientali, che sfi dano la visione convenzionale dello sviluppo e il ruolo e l'impegno delle organizzazioni umanitarie. In un dossier Alberto Bobbio su Guerre Dimenticate, apparso su Famiglia Cristiana n. 27/2008, focalizza il problema e scrive: Negli ultimi decenni le organizzazioni non governative sempre più si sono attrezzate a far fronte al soccorso di popolazioni in confl itto. E se il modello adottato per erogare aiuti in seguito a disastri naturali è stato trasferito ai contesti delle emergenze provocate dai confl itti, da qualche tempo si torna a rifl ettere sul fatto che non c'è distinzione tra risorse da destinare alla ricostruzione posteventi naturali e quelle per la lotta alla povertà o per la ricostruzione dopo le guerre. Si tratta, spesso, di operazioni d'emergenza che si protraggono nel tempo, come le crisi dovute a confl itti, aggravate dai disastri.
Recenti sondaggi della Caritas italiana dicono che il 20 per cento degli italiani non è in grado di indicare alcun confl itto armato del pianeta risalente agli ultimi cinque anni. Fanno eccezione i Paesi dove sono impegnati contingenti militari italiani: Libano e Afghanistan. E sono i giovani quelli che ne sanno di meno nonostante l'utilizzo di Internet. E qui dobbiamo dire che è la nebbia dell'informazione che cala drasticamente ancora una volta sulla guerra. E non è cambiato molto nella percezione della gente sul rapporto delle guerre dimenticate e nelle distorsioni della macchina dell'informazione. Tuttavia, nonostante il basso livello d'informazione, gli italiani continuano a rifi utare la guerra, che è provocata dal 65 per cento da cause economiche, per il 44 per cento da motivi politici e solamente il 7 per cento da ragioni legate a questioni di sicurezza internazionale.
Ritornando all'anniversario, nonostante la storiografi a uffi ciale si sia interessata della Prima e della Seconda guerra mondiale ove sono stati dati alle stampe innumerevoli volumi, il nostro obiettivo è assolutamente quello di voler raccontare la microstoria, raccogliendo tutte quelle notiziole degli ultimi tempi dove alcuni appassionati cultori di storia locale hanno profuso le loro ricerche.
Il progetto di questa pubblicazione, pertanto, sarà diverso da nostre altre edizioni della collana poiché vorremo dare ai vari articoli un taglio giornalistico dando lo spazio ai singoli Autori per argomenti, località. Una cospicua fonte documentaria e fotografi ca arricchirà il libro offrendo così, in primo luogo, alle giovani generazioni uno strumento in più al fi ne di non perdere il fi lo e la memoria, poiché un capitolo così importante della storia di ognuno di noi non si può e non si deve dimenticare.
Un sentito e doveroso ringraziamento va pertanto a tutti i collaboratori che hanno sostenuto il progetto, rafforzando ancora una volta lo spirito culturale che da trent'anni anima la nostra associazione. Confi dando che la nostra opera, in cui quest'anno celebriamo il 90° anniversario della fi ne della Grande Guerra, sia di buon auspicio e che il desiderio di pace fra i popoli abbia sempre il sopravvento su ogni controversia.
Enrico Fantin
Presidente Associazione culturale la bassa