
Il senso delle cose. Parole e dialoghi per riflettere.
di Renato Pilutti, 2004
Con questo nuovo libro Renato Pilutti, dopo avere pubblicato racconti e liriche di valore, si avvicina a temi e questioni non semplici, per gli argomenti trattati e il taglio prescelto, che è quello filosofico.
La Bassa dunque amplia, e non di poco, gli interessi culturali tradizionali.
Ne “Il senso delle cose” l'autore raccoglie molte riflessioni di carattere antropologico e morale, trattandole con una notevole rigorizzazione concettuale e discorsivo - razionale. Argomenti come quelli delle scelte morali e dei valori della contemporaneità, delle virtù e dei vizi, dell'obbedienza e della persona, della libertà e della morte, dell'ascolto e del silenzio, della verità e del relativismo cognitivo ed etico, sono nel contempo insoliti ed utilissimi per la riflessione: ecco, infatti, che il sottotitolo del libro recita “Parole e dialoghi per riflettere”.
L'intenzione evidente dell'autore è quella di provocare, chiamando il lettore al pensiero creativo ed all'autonomia di giudizio, andando oltre ciò che quotidianamente risulta essere consono al “politically correct”, che spesso adombra forme di individualismo e di relativismo.
Pilutti, inoltre, utilizza con cura la chiave linguistica per scavare nei lemmi e nei concetti, esplorandone i campi semantici secondo la stratificazione storica delle varie accezioni. La prima parte del libro è costituita da una scelta di articoli pubblicati su settimanali e quotidiani, mentre l'ultima è strutturata in tre dialoghi filosofici, là dove l'autore recupera classiche modalità di proposizione del ragionamento umano, appunto, con il genere letterario del dialogo.
Il primo dialogo è immaginato fra Sant'Agostino e Democrito, nel quale si confrontano due pensatori che stanno forse agli antipodi della concezione dell'uomo, della natura e delle ragioni più profonde dell'essere; il secondo mette a confronto, in una ipotetica taverna di Rotterdam, addirittura quattro personaggi, diversamente orientati, che pure discutono dei “massimi sistemi”: su Dio, sul problema del male, sulla conoscenza e sul significato della vita umana. Il terzo è come una “chiusa”, tra pensatori di ogni tempo.
Il libro termina in chiave biblica, con una parafrasi del racconto genesiaco di Abramo, Sara e Agar: in definitiva, un atto di fiducia nella Provvidenzialità che guida, senza togliere il libero arbitrio e la responsabilità individuali, ogni umana vicenda
(dalla presentazione di Enrico Fantin).