Lingua e tradizioni della Bassa nell'opera di Nelso Tracanelli
di Natascia Bettin*
Notevoli contributi alla lingua e letteratura friulana sono giunti, a partire dagli anni Settanta, anche da quelle zone marginali del Veneto Orientale a stretto contatto con il Friuli Occidentale, ossia dalla Bassa Destra Tagliamento, in cui sono maturate alcune tra le più significative personalità letterarie del XX secolo come appunto Nelso Tracanelli a cui è dedicato questo lavoro.
La scelta di trattare quest'autore, residente nel mio stesso Comune, è stata casuale: sentivo il desiderio di analizzare l'aspetto letterario e poetico di un autore che si esprimesse in quel dialetto friulano parlato nella Bassa destra Tagliamento, visto che l'aspetto dialettale in letteratura viene spesso tralasciato o addirittura “snobbato”. Molti tra miei e parenti mi hanno indicato proprio Nelso Tracanelli, che fino ad allora avevo solo sentito nominare, e che mi è stato descritto essere una persona davvero eccezionale, sia dal punto di vista professionale che umano. Purtroppo ciò è avvenuto quando Tracanelli era seriamente ammalato e costretto ad una lunga degenza in ospedale, dove si è svolto il nostro primo incontro-intervista; mi erano necessari aiuti concreti per riuscire ad addentrarmi senza difficoltà nella trattazione delle tematiche che stanno alla base del suo universo letterario. Mi ritengo fortunata ad avere avuto suggerimenti, testi e videocassette su alcuni interventi fatti sul suo conto, dallo stesso Tracanelli, perché così si è ridotto, spero, il rischio di descrivere in maniera errata o superficiale la figura di questo autore. Tracanelli stesso mi ha detto: “È strano scrivere di qualcuno che è ancora vivo, vero?” Queste parole, che potrebbero sembrare pronunciate da una persona sconsolata e triste, invece, mi hanno trasmesso un senso di serena accettazione di quello che la vita va riservandoci; sembrava quasi che Nelso ridesse bonariamente della vita e di se stesso.
Il mio interessamento alla sua opera letteraria gli è stato di giovamento per spingerlo a scrivere di nuovo e per rivedere la sua opera precedente. Sicuramente l'esperienza della malattia questa volta inciderà in diversa misura sulle sue nuove creazioni visto che alla mia domanda su come ha vissuto la sua malattia, mi ha risposto: “Ha aggiunto esperienza ad esperienza”... La scelta dei vocaboli, sempre azzeccata, è indice di un'attenta osservazione ai tratti più comuni e semplici dell'esperienza umana. Infatti si è dimostrato fin da subito una persona semplice, di un'umanità straordinaria e rara; è infatti difficile al giorno d'oggi trovare uomini così autentici. Due grandi occhioni sembrano trasmettere talvolta un senso di smarrimento che, però, viene subito cancellato dal tono pacato e chiaro del suo modo di esprimersi. Una delle caratteristiche che ho riscontrato in Tracanelli è proprio la semplicità e l'eleganza inimitabile della sua prosa: non ci sono fronzoli letterari, che talvolta potrebbero indurre alla noia i lettori. Noi stessi ci sentiamo ascoltatori partecipi e attenti di un dialogo alle volte pacato e sereno, alle volte umoristico e ironico, in cui trapela inevitabilmente un senso di nostalgia verso un passato che non c'è più.
Ad una prima lettura delle sue opere si riesce già ad individuare senza fatica uno dei temi che stanno alla base del suo corpus letterario: la Bassa e la sua passata civiltà contadina prima e dopo il secondo conflitto mondiale. Il recupero del passato, caro a molti autori, coincide con il recupero della lingua, del friulano di San Michele, quell'idioma rimasto intatto e semplice a testimonianza di un mondo che sta oramai scomparendo e che si identificava in quella lingua popolare di gente legata alla terra, alla Natura, ma soprattutto agli animali…
(Dalla tesi di laurea discussa il 21 giugno 2002 presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Udine).